pensieri ... finali
oggi per una persona che è a me vicina è un brutto giorno. ho appena saputo che suo padre si è spento poco fa.
inutile e scontato dire che sono dispiaciutissima per lei, penso che tutti lo siamo e lo saremmo.
però, proprio stamattina, poche ore prima che accadesse ciò che ho appena raccontato, saputo che i medici avevano detto che non c'era più niente da fare, non sono riuscita a trattenermi dal dirle che secondo me in questi casi è meglio che l'inevitabile accada al più presto. per tutti, ma soprattutto per chi è a metà tra due strade: qui per lui non c'era più nulla, se non sofferenza. meglio proseguire con il viaggio verso la prossima tappa.
non è una cosa che dico per dire. la dico con profonda convinzione pensando a me in prima persona.
ed in questi ultimi anni ci ho pensato con serietà e concretezza, visto quel che stavo (e in parte sto ancora) vivendo. forse alla mia età non dovrebbe essere un pensiero così "vicino", ma le circostanze me lo hanno fatto avvicinare.
ho pensato già in passato "meglio andare via presto senza soffrire", legato a cari a me vicini. ora lo penso pure per me, aborrendo l'idea di sofferenze strazianti per me e per chi mi starebbe vicino.
poco fa mi è arrivata la notizia del decesso del babbo della persona a me vicina, come vi ho detto. il pensiero è stato di grandissimo dispiacere per chi deve vivere il distacco da un padre, nonno, marito... ma anche di sollievo per lui. ho pensato "buon viaggio"
e il pensiero è corso a quasi 30 anni fa. mancano pochi mesi perché siano 30 anni da quel 5 giugno, giorno in cui risposi al telefono e capii subito che mio padre, dall'altra parte, stava per dirmi che la nonna non era più tra noi. e manca poco di più alla seconda telefonata che arrivò circa un mese e mezzo dopo la prima, in cui ci veniva comunicato che anche il nonno era partito per quello che chiamiamo "l'ultimo viaggio" e chissà se è davvero l'ultimo...
io in entrambi i casi provai contemporaneamente dolore per la perdita e sollievo perché chi mi era caro aveva finalmente smesso di soffrire.
la nonna si sarà fatta qualcosa come 40 giorni di coma. forse non sentiva niente, dicevano i medici, però quando le portarono il nonno per un saluto e per far capire a lui la situazione... beh, lei era apatica e tutto quello che possono dire i medici, ma chiuse gli occhi e finse di dormire.
quindi chissà se c'era o non c'era in quei 40 tremendi giorni.
io avevo 17 anni e li vissi da casa, a gestire la scuola e i pasti per 8 persone attorno a me (la sera preparavo 3 cene in 3 tempi diversi e commensali differenti)... non andai mai a trovarla. l'amavo troppo e non volevo vederla così.
un comportamento codardo, ma avevo 17 anni...
il nonno soffriva di alzheimer, non capiva più niente per quasi tutto il tempo, salvo rarissimi momenti di lucidità estremamente sconfortanti in cui piangeva ciò che era diventato.
già a 17 anni provai sollievo per loro, perché tanto non c'era via di ritorno dal tunnel che avevano imboccato e stare qui non... non trovo modo migliore per dirlo... serviva più a niente.
eppure, eppure dopo quasi 30 anni, a ripensare a quelle due telefonate... sono qui con le lacrime agli occhi già da 15 minuti. non piango da strapparmi i capelli, ma mi mancano. mi mancano ancora oggi e pensare a loro fa questo effetto.
buon viaggio a chi oggi ha iniziato una nuova vita. e tanta, tantissima forza e coraggio a chi resta qui e ora dovrà imparare a vivere senza di te.
inutile e scontato dire che sono dispiaciutissima per lei, penso che tutti lo siamo e lo saremmo.
però, proprio stamattina, poche ore prima che accadesse ciò che ho appena raccontato, saputo che i medici avevano detto che non c'era più niente da fare, non sono riuscita a trattenermi dal dirle che secondo me in questi casi è meglio che l'inevitabile accada al più presto. per tutti, ma soprattutto per chi è a metà tra due strade: qui per lui non c'era più nulla, se non sofferenza. meglio proseguire con il viaggio verso la prossima tappa.
non è una cosa che dico per dire. la dico con profonda convinzione pensando a me in prima persona.
ed in questi ultimi anni ci ho pensato con serietà e concretezza, visto quel che stavo (e in parte sto ancora) vivendo. forse alla mia età non dovrebbe essere un pensiero così "vicino", ma le circostanze me lo hanno fatto avvicinare.
ho pensato già in passato "meglio andare via presto senza soffrire", legato a cari a me vicini. ora lo penso pure per me, aborrendo l'idea di sofferenze strazianti per me e per chi mi starebbe vicino.
poco fa mi è arrivata la notizia del decesso del babbo della persona a me vicina, come vi ho detto. il pensiero è stato di grandissimo dispiacere per chi deve vivere il distacco da un padre, nonno, marito... ma anche di sollievo per lui. ho pensato "buon viaggio"
e il pensiero è corso a quasi 30 anni fa. mancano pochi mesi perché siano 30 anni da quel 5 giugno, giorno in cui risposi al telefono e capii subito che mio padre, dall'altra parte, stava per dirmi che la nonna non era più tra noi. e manca poco di più alla seconda telefonata che arrivò circa un mese e mezzo dopo la prima, in cui ci veniva comunicato che anche il nonno era partito per quello che chiamiamo "l'ultimo viaggio" e chissà se è davvero l'ultimo...
io in entrambi i casi provai contemporaneamente dolore per la perdita e sollievo perché chi mi era caro aveva finalmente smesso di soffrire.
la nonna si sarà fatta qualcosa come 40 giorni di coma. forse non sentiva niente, dicevano i medici, però quando le portarono il nonno per un saluto e per far capire a lui la situazione... beh, lei era apatica e tutto quello che possono dire i medici, ma chiuse gli occhi e finse di dormire.
quindi chissà se c'era o non c'era in quei 40 tremendi giorni.
io avevo 17 anni e li vissi da casa, a gestire la scuola e i pasti per 8 persone attorno a me (la sera preparavo 3 cene in 3 tempi diversi e commensali differenti)... non andai mai a trovarla. l'amavo troppo e non volevo vederla così.
un comportamento codardo, ma avevo 17 anni...
il nonno soffriva di alzheimer, non capiva più niente per quasi tutto il tempo, salvo rarissimi momenti di lucidità estremamente sconfortanti in cui piangeva ciò che era diventato.
già a 17 anni provai sollievo per loro, perché tanto non c'era via di ritorno dal tunnel che avevano imboccato e stare qui non... non trovo modo migliore per dirlo... serviva più a niente.
eppure, eppure dopo quasi 30 anni, a ripensare a quelle due telefonate... sono qui con le lacrime agli occhi già da 15 minuti. non piango da strapparmi i capelli, ma mi mancano. mi mancano ancora oggi e pensare a loro fa questo effetto.
buon viaggio a chi oggi ha iniziato una nuova vita. e tanta, tantissima forza e coraggio a chi resta qui e ora dovrà imparare a vivere senza di te.
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