Ispirazione perduta - prima parte



Lei è Susanna ed è in crisi, ma non sa proprio perché...

Seduta alla sedia della cucinetta, sul tavolo davanti a sé ha il portatile aperto, sul programma di videoscrittura e una pagina bianca la fissa imperterrita, ostinatamente bianca, senza nemmeno una parola ad iniziare la storia che gira nella testa di Susanna da settimane ma non vuole proprio uscire.
Seduta a quella sedia, con davanti il portatile, ma lo sguardo perso, perso al di là della finestra, oltre l'orizzonte di quel panorama montano che ha cercato tanto sperando che fosse di aiuto in questo strano “blocco dello scrittore” che mai prima d'ora si era verificato.

Si, Susanna scrive. Non è che abbia sempre pensato di fare la scrittrice, tutt'altro! Fino a 10 anni prima di oggi, per lei i libri erano i migliori compagni di vita. Era una bibliotecaria e adorava rimanere sepolta tra i libri, registrarli, verificare che i lettori che li avevano avuti in prestito non li avessero segnati, scarabocchiati o rovinati, metterli in ordine sugli scaffali e... portarseli a sua volta a casa!

Ogni giorno Susanna lasciava la biblioteca con 2 o 3 libri in borsa, ansiosa di arrivare a casa e aggiungerli alla pila di libri da leggere sul comodino. Si, perché, siamo onesti... va bene amare i libri e leggerli in ogni momento possibile, ma la verità è che erano più i libri che arrivavano a casa di quelli che riusciva a leggere.
Tanto che la pila sul comodino, dopo qualche tempo, cominciò a prendere inquietanti pendenze e rischiare di rovinare a terra rompendo lampada, sveglia e quant'altro lungo il percorso del crollo...
Così, un bel giorno Susanna guardò la precaria pila e prese una decisione “drastica” portare a casa solo 2 libri a settimana.
Dopo qualche tempo la decisione mutò: meglio portarne a casa solo 2 al mese...

Per un'accanita accaparratrice di carta stampata, quale lei era, questi propositi assunsero come la forma di una disintossicazione da una dipendenza seria.

La pila sul comodino calava, Susanna continuava a leggere quanto prima, ma... ma il tempo dedicato alla scelta di nuovi libri era drasticamente diminuito e lasciava nella sua mente un incredibile vuoto che urlava di essere riempito.

E fu così che accadde... quel “vuoto” si trovò improvvisamente animato da personaggi, prima di tutti Martina, piccola servetta di inizio Novecento presso una casa benestante di una cittadina di provincia dove si muovevano tutti i protagonisti che presto Susanna avrebbe imparato a conoscere molto bene.

Come dal nulla si trovò ad immaginare e vedere dentro la sua mente le storie di uomini e donne di più di cent’anni prima e, quasi senza sapere in quale modo, Susanna si trovò a scrivere il primo racconto. Di getto, una pagina dietro l'altra, senza sosta, perché doveva “inseguire” questi personaggi che, quasi non appartenessero alla sua fantasia, vivevano di vita propria dentro la sua mente.
Se voleva raccontare la storia che le era venuta alla mente, doveva correre per stare dietro ai volitivi protagonisti, i quali non avevano alcuna intenzione di sedersi e aspettare i comodi della nostra bibliotecaria.

E così in circa un mese di sessioni notturne al computer, 3 o 4 ore ogni notte, le occhiaie che – se mai qualcuno avesse avuto voglia di fissare il volto della nostra sfuggente bibliotecaria – avrebbero indicato un improvviso nuovo stile di vita, decisamente caratterizzato da poco sonno, la storia si trovava in un file del pc.

Poi seguirono alcune settimane di rilettura e aggiustamenti, perché risultò evidente che inseguire i personaggi non faceva bene allo stile narrativo. Serviva qualche limata, qualche accorgimento qua e là.

E poi? Cosa si fa quando si ha scritto una storia? Susanna si trovò improvvisamente compagna di una storia che le sembrava ben scritta, questo usando il suo metro di valutazione di buona lettrice, ma senza sapere cosa farne.

Una bella storia non può rimanere nascosta. Deve poter andare in giro e raggiungere i suoi potenziali lettori.

Con la fortuna del principiante che non sa praticamente cosa sta facendo, Susanna inviò il file ad un paio di editori ed uno le pubblicò il libro.

In poco tempo la sua storia riscontrò il favore del pubblico e Martina la servetta tornò a “bussare” alla fantasia di Susanna.
Questa volta, però, decise di prendersi una pausa dal lavoro in biblioteca: scrivere di notte non faceva per lei; era una donna con uno stile di vita molto semplice che necessitava le sue belle ore di riposo.
Quindi, forte di un periodo di aspettativa, iniziò quella che sarebbe presto diventata la routine di molti mesi negli anni a venire.

Si alzava di buon'ora, usciva di casa, andava a fare colazione al bar, leggendo distrattamente le notizie del quotidiano locale, poi, terminata la colazione, con molta calma tornava a casa, si cambiava in abiti estremamente comodi, accendeva il computer mentre il bollitore scaldava l'acqua per la prima di diverse tisane della giornata. Al momento di digitare la password, la bustina della tisana era già in infusione.
Ora che il file era aperto, pronto per ricevere le nuove vicende di Martina e compagnia, la tisana era pronta e tra le mani di Susanna. Leggendo le ultime righe scritte il giorno prima, provava a sorseggiare il liquido ancora troppo bollente, poi distrattamente, quasi in trance, la mano depositava a lato la tazza ancora fumante, le 10 dita si sistemavano sulla tastiera; nella mente di Susanna apparivano i personaggi e cominciavano la loro “vita virtuale” e lei si accaniva con voracità sulla tastiera per stare dietro alle loro vicende.

Ecco, la vena creativa di Susanna funzionava così. Quasi indipendentemente dalla sua volontà, in una mattinata, con almeno 2 tisane bevute distrattamente tra una pagina e l'altra scritta di getto, i libri di Susanna prendevano la prima forma.
A cui poi seguiva una fase di pulitura, così come successe nel primo libro.

Ogni anno, da circa 10 anni, Susanna era stata la gallina dalle uova d'oro per il suo editore. Un libro all'anno, a volte pure 2, storie che avevano trovato un nutrito seguito di appassionati che non vedevano l'ora di scoprire cosa sarebbe accaduto nella casa medio borghese della cittadina di provincia all'inizio del ventesimo secolo...

Dopo il secondo libro, Susanna aveva avuto il coraggio di lasciare il lavoro in biblioteca. Ora poteva permettersi di vivere dei diritti d'autore. D'altronde la sua non è certo una vita molto dispendiosa... non ama uscire spesso la sera, non ha un grandissimo giro di amicizie, anzi, si può proprio dire che conduca una vita più simile a quella di un eremita che altro. Ci si potrebbe chiedere cosa faccia in città una donna così ritrosa ai rapporti sociali.
I pochi momenti di contatto umano si limitano alle poche parole scambiate con la barista al mattino a colazione, ai convenevoli del caso con la signora che si occupa di mantenere ad un livello di vivibilità l'appartamento di Susanna, le rare chiacchierate al telefono con le amiche di vecchia data e i dialoghi con il suo editore.

Per l'editore, appunto, questo carattere schivo della sua autrice più prolifica e di punta era il difetto più grande contro cui combattere: solo dopo il primo libro osò provare a organizzare qualche incontro tra l'autrice ed i lettori, ma rinunciò subito quando si accorse delle facce stralunate dei lettori che sentivano Susanna dire che i personaggi “le arrivavano in testa con la storia già bella che formata”... lui stesso detestava tali ridicole affermazioni, ma era evidente che la sua scrittrice ci credeva e ci crede tutt'ora... quindi... scelse per lei una linea editoriale in cui nascondere l'autrice dietro un'aura di mistero, lasciando ai lettori la fantasia di riempire i silenzi dell'autrice al di fuori delle storie scritte con quanto più gradivano loro stessi.

10 anni passati così: scrivere, aggiustare... aspettare la nuova ispirazione, magari facendo un piccolo viaggio. Montagna, un paese europeo che ispira la fantasia di lettrice ancora oggi accanita, nonostante il tanto impegno nella scrittura.

Mai nulla di esagerato, non è nelle corde della nostra Susanna. 

(segue)

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