"The Suspicions of Mr Whicher or the Murder at Road Hill House"
in questi giorni sto finendo un libro un po’ particolare. Io ho la versione inglese che ho trovato tra i suggerimenti su Amazon il giorno che stavo comprando altre cose. Mi ha ispirato e l’ho aggiunto al carrello.
In verità non è proprio il mio genere di libro, ma ogni tanto la curiosità vince sull’abitudine
Il libro, in inglese è “The Suspicions of Mr Whicher or the Murder at Road Hill House” di Kate Summerscale. Ho scoperto che esiste anche in italiano proprio adesso ed il titolo è “Omicidio a Road Hill House” e ne ho trovate notizie qui: http://www.sherlockmagazine.it/notizie/3372/ Rapidamente si tratta di un fatto di cronaca nera veramente accaduto nel 1860 ed il libro è il resoconto delle indagini di polizia e di come i giornali e l’opinione pubblica dell’epoca raccontarono e subirono i fatti.
E
Oggi sono alle ultime pagine, oramai per me l’omicidio è risolto e so quel che successe alla famiglia, ai colpevoli e via dicendo…
Il racconto in sé ha dell’incredibile: della serie “la realtà che supera la finzione”. Proprio oggi rientrando in ufficio dalla pausa pranzo raccontavo a mia madre a grandi linee la storia perché le ultime battute mi sono sembrate davvero meglio di un romanzo giallo… più che altro perché di solito il romanzo giallo ti lascia al momento in cui “l’assassino viene assicurato alla giustizia”. Qui invece l’autrice è andata oltre, fino alla morte di ogni protagonista e anche un po’ più avanti…
Leggendo questo libro mi sono resa conto di una cosa: quel che accadde attorno a questo fatto di 140 anni fa è né più né meno ciò che è accaduto e sta accadendo per Cogne… e non prendo il delitto di Cogne a caso, perché anche allora la vittima era un bambino barbaramente assassinato.
Personalmente sono assolutamente contraria alla morbosità che si crea attorno ai fatti di cronaca nera: meno ne sento parlare meglio sto. Tanto noi “lettori e/o ascoltatori” non possiamo essere in grado di capire perfettamente l’accaduto, non abbiamo gli strumenti per puntare il dito in questa o quella direzione urlando “colpevole!”. Al più possiamo ammorbarci nei dettagli più truculenti e basta… e non fa per me.
Sentendo quanto i media parlavano e parlano ancora di Cogne ho sempre avuto un moto di disgusto… eppure 140 anni fa fu la stessa cosa: i giornalisti si accalcarono attorno ai poliziotti che indagavano, addirittura qualcuno si intrufolò nella “casa del delitto” per poterne carpire la piantina, i dettagli… i volti dei protagonisti furono raccontati in ogni loro apparizione, attribuendo a questo o a quel gesto un significato di innocenza o colpevolezza.
E anche i lettori, i comuni cittadini, improvvisamente si trasformarono in detectives: i poliziotti ricevettero numerosissime lettere da ogni tipo di persona in grado di leggere e scrivere che dava la sua versione dell’accaduto ed indicava il suo colpevole.
Inoltre il fatto influenzò tantissimo la letteratura di genere: i detectives dei romanzi pubblicati negli anni successivi avevano i tratti del detective responsabile delle indagini, i protagonisti “colpevoli o innocenti” erano a loro volta tratteggiati prendendo spunto dalla realtà di Road Hill House…
Un vero boom mediatico allora come oggi… la cosa mi fa pensare di essere io quella fuori posto… ma mi sento bene fuori posto!
Ho trovato molto interessante questa immersione nella vita inglese ai tempi della Regina Vittoria: il resoconto dei fatti e delle indagini sono stati fatti in modo da permettere uno sguardo sulla vita quotidiana della piccola borghesia inglese ottocentesca e sulla letteratura dell’epoca. E questo è il genere di letture che mi piace proprio.
Insomma, partendo da un suggerimento di Amazon, sono atterrata su un libro che mi è davvero piaciuto e che vi consiglio vivamente.
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