Quando un libro ha spessore... emozionale, ma non solo


è una vita che non parlo di libri nel blog.

vabbè, era una vita che non parlavo nel blog... figurarsi parlare di libri!!!

ma ieri ho finito di leggere questo libro e mi sento ancora avvolta dalla storia raccontata, così da avere il bisogno di parlarne, di raccontarlo ad altri.

vorrei dire che me lo sono divorato, come avrebbe meritato, invece l'ho letto a piccole dosi, ma per ragioni mie (più che altro di salute) e non per lo stile del libro.

è un libro molto bello, fatico a trovare gli aggettivi giusti per descrivere le sensazioni che mi ha dato, per l'argomento che tratta (e che non sapevo trattasse, dato che io l'ho comprato perché amo l'autrice), argomento in cui io, in qualche modo, sono invischiata tutt'ora: il cancro.
nel leggerlo mi sono chiesta se l'autrice stesse mettendo del suo, perché davvero nel leggere gli stati d'animo della protagonista si sente tutta la risma di sentimenti, paure, smarrimento che io stessa ho vissuto e sto vivendo ancora e so che nel futuro, quando la parte "principale" della mia malattia (spero) sarà un ricordo, vivrò, in occasione dei controlli periodici che inevitabilmente ti lasciano "tra color che sono sospesi".


ma non è un libro sul cancro!!! NO

è un libro sulla vita, sul crescere, sul maturare, sul giungere a patti con il passato e accettare il presente 

e si... volendo è un romanzo d'amore. anche questo. ma mi aspettavo un finale più rosa, più "e vissero tutti felici e contenti". 


E INVECE NO... il finale è come la vita: non c'è.
il che un po' mi ha lasciato con il fiato sospeso.

ma è giusto così


e poi è un libro - come per tutti i libri di quest'autrice - sui cani. sulla loro presenza nella vita di molti, sul loro cambiare la vita di molti anche solo per il fatto di esserci...


e ora gli aspetti negativi, tutti legati all'edizione italiana:


1 - che cavolo c'entra il titolo???
in inglese il titolo è "100 pezzi di me" che è effettivamente quello che sembra il filo conduttore per la logica della protagonista, salvo poi scoprire che non sono poi così importanti le cose di cui ti circondi.
i desideri del titolo italiano non hanno NIENTE A CHE FARE con li libro.



2 - che cavolo c'entra il cane nella copertina? il cane del libro è un levriero...


per una volta non ho niente da ridire della traduzione, che sembra fatta con criterio ed è scorrevolissima, ma sono sempre più schifata di come siano superficiali nel "presentare" un libro gli editori italiani.

non ritengo che all'estero siano "più bravi". ma se un libro si chiama "a hundred pieces of me"... avrà un suo perché? chi ha tradotto il titolo, avrà letto almeno il primo capitolo? da cui si capisce subito questo perché? 

temo che pure chi ha scritto la sinossi nel risvolto di copertina abbia letto poco, forse i titoli dei singoli capitoli o poco più... perché mi sembra improvvisata tanto per dire qualcosa.

un libro che vale molto, presentato con scarsa attenzione, anche se in una confezione accattivante: tutto quel verde invita a prenderlo in mano, così come gli occhioni del cagnolino.

penso che a breve lo rileggerò pure...

Commenti

  1. sono d'accordissimo con te. Non conosco questo libro, nè l'autrice ma ci credo quando dici che il titolo non sia pertinente perchè spesso lo penso anche io leggendo un libro dal titolo ti aspetti un collegamento e invece è tutt'altro
    Annamaria

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