"amarcord"?


in questa foto qui io sono al centro, maglione scuro, sorridente come se niente fosse.

ho 23 anni, se non sbaglio, e sono perfettamente a mio agio in mezzo ai miei amici del Cestud.

per chi guarda la foto, si tratta di una normale foto di ragazzi.

per me è qualcosa di sorprendente, invece.

perché io in tutte le mie foto, dall'adolescenza in avanti, ho sempre una faccia più o meno definibile "ma devo proprio farla? devo proprio esserci io in sta foto?".

ho sempre odiato fare foto. ho sempre cercato di svicolare ogni obiettivo di macchina fotografica... 

e si vede, almeno io, consapevole di ciò, nelle mie foto lo vedo. vedo che sono lì contro la mia volontà, vedo i lati della bocca alzati per forza, vedo lo sguardo che cerca di fissare qualcosa per dimenticarsi della ragione perché siamo tutti lì fermi e dimenticarmi che stanno per farmi la foto...

in questa foto invece no, non me ne frega nulla, anzi, sono felice, a mio agio, ci voglio essere.

la riguardo dopo 24 anni e sono in parte allibita di trovare una mia foto "felice e naturale", anche perché io questa foto non l'avevo mai vista ai tempi.
in parte mi ridà la prova di quanto fossi a mio agio in quel gruppo di studenti.

eravamo tutti diversi, come è giusto che sia: siamo tutti diversi, non esiste uniformità. ma io, in mezzo a loro, forse per una volta, ero la me stessa che non osavo mai essere altrove.

è questa la vera differenza: ero io la vera differenza. in mezzo a loro molte mie paranoie cadevano e mi lasciavo vivere con più leggerezza.

guardando indietro in prospettiva, so che quegli incontri furono per me fondamentali, perché lì iniziai a lavorare e a rompere un certo guscio che mi ero rinforzata per anni e anni, per isolarmi dal mondo evitando così che il mondo mi facesse male. peccato che l'isolamento porti più danno all'isolato che a chiunque altro... 

non sono certo diventata un essere improvvisamente socievole. io rimango una persona fondamentalmente solitaria e che ama molto la solitudine, ma ho imparato l'importanza di avere amici, anche pochi, anche selezionati ma buoni. ci vuole qualcuno con cui parlare, confrontarsi, sfogarsi, ridere e scherzare e anche piangere, quando serve.

prima di allora non posso dire di averne avuti, di veri amici. oh, certo, conoscenze a volontà. e anche qualche persona più vicina, che magari poteva essere vista come un amico. ma ero io quella che metteva il muro. quella che impediva che la relazione fosse più intima. che si toccassero anche aspetti personali, se serviva (non è necessario, ma è bello sapere di poterlo fare).

dopo il Cestud, forse per anni ho continuato la mia vita solitaria. la maggior parte degli amici conosciuti allora li ho persi, ognuno di noi ad inseguire le proprie vite, in un'epoca in cui ancora non c'erano i cellulari e i social network che potessero aiutare a tenere qualche legame.

con l'arrivo dei social network, qualcuno si è riaffacciato, ma come conoscenza, dopo tutti questi anni. come qualcuno che dopo tanto tempo ti fa piacere reincontrare, rimanendo però ognuno per conto proprio.

nel frattempo ho stretto legami che posso davvero definire amicizie. ne ho stretti e ne ho sciolti, come è normale che sia...
sicuramente sono diventata un essere più socievole...

sabato ci siamo rivisti con i ragazzi del Cestud. ragazzi... viaggiamo tutti sopra i 40 e forse la maggior parte sono pure sopra i 50 (io sono di poco sotto)...

come ha detto uno di noi, la cosa bella dell'incontro è che la sensazione non è dell'incontro di "commilitoni" che si ritrovano per ricordare i bei tempi che furono e brindare a qualcosa che non c'è più e non tornerà più.
tra di noi, invece, è tornata subito l'intesa del tempo che era, nemmeno ci conoscevamo tutti, visto che l'associazione ha vissuto per almeno 2 decadi e ha visto passare studenti di varie età, ma abbiamo in noi una sorta di impronta comune, un modo di essere che ci accomuna in qualche maniera.

e la voglia di non finirla qui. di continuare in qualche maniera... di trovare ancora il modo di essere differenti e fare la differenza, come all'epoca eravamo differenti e "facevamo la differenza" in facoltà.

un incontro che ha avuto per me il sapore di pasta in lievitazione... di qualcosa che sta per diventare più grande, diversa, migliore...

e tutto il tempo con la sensazione di qualcuno che da lassù ci guardasse e sorridesse soddisfatto del lavoro da lui svolto. Maurizio, sicuramente tu nella gabbia del leone dei Giardini Margherita c'eri... sono sicura! in mezzo a noi ad ascoltarci...

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