Ispirazione perduta - seconda parte
(segue da post di ieri)
E oggi la
troviamo lì, seduta a quel tavolo nella piccola cucina di un appartamento di
montagna in un paesino disperso negli Appennini Tosco Romagnoli...
Che ci fa lì?
Due settimane fa è scappata dalla città in preda alla disperazione più nera.
Anche
stavolta Martina e i suoi padroni ed ospiti della grande casa di inizio novecento
sono venuti a lei con una storia molto divertente ed intrigante, simile alle
precedenti, ma senza sembrare una copiatura tanto per continuare un filone
vincente. La storia piace tantissimo a Susanna, ma qualcosa è cambiato.
Ogni mattina,
con la sua tazza fumante di tisana in mano, davanti al pc... i personaggi
spariscono e si rifiutano di raccontarsi.
Per un'intera
settimana Susanna ha trascorso alcune ore di ogni sua mattina davanti allo
schermo bianco.
Poi ha
iniziato a fare lunghe camminate per cercare di capire cosa non vada questa
volta rispetto alle altre... ma nonostante questa introspezione, nessuna
ragione le è arrivata a spiegare il nuovo vuoto creativo.
Perciò ha
deciso di cambiare aria! Via, lontano dalla città, in montagna, lontano da distrazioni.
L'editore
quasi le rideva in faccia quando lo ha chiamato in tutta fretta per spiegare la
sua decisione. Susanna ha distrazioni? Quali? Troppe tisane? Però non se l'è sentita
di contraddire la sua preziosa scrittrice. Se non le riesce di scrivere uno dei
suoi avvincenti romanzi... qui si rischia di perdere introiti importanti!
Così, suo
malgrado, l'editore si è trasformato in agente di viaggio... ha cominciato un
giro di telefonate, seguendo le spartanissime indicazioni della sua cara
scrittrice e ha trovato per lei un piccolo appartamento in un caseggiato non
troppo malmesso in un microscopico paesuzzo sul cocuzzolo di una montagna ai
confini tra Romagna e Toscana.
Castel
dell'Alpe... 4 o 5 case in pessimo stato di conservazione. Ci si stupisce che
arrivi l'elettricità lassù... la linea telefonica fissa infatti nemmeno c'è, o
meglio, c'è in un unico immobile, una vecchia osteria che sembra uscire da un
racconto del secondo dopo guerra...
Per fortuna
con le tecnologie di oggi si può avere una connessione dati anche senza una
linea fissa!
Oh, certo,
Susanna sarebbe stata bene anche senza telefono o internet, ma l'editore
decisamente non era intenzionato a rimanere così distaccato dalla sua pupilla!
Va bene un vero eremitaggio, ma alle sue condizioni!
Nell'appartamento
tutto è estremamente essenziale. Le uniche comodità richieste da Susanna sono
state un materasso nuovo nel letto (e a ragione... quello presente al momento
dell'ispezione della casa sembrava davvero un sopravvissuto della Seconda Guerra
Mondiale!) ed una poltrona da ufficio ergonomica da mettere davanti al tavolo
in cucina per la scrittura.
L'editore
voleva altre comodità, ma Susanna si è impuntata e ha vinto con la sua idea di
essenzialità.
Ora, da 3
giorni si trova in questo microscopico paesello, poche anime, quasi tutte oltre
i 70 anni di età, 4 capre, qualche gallina, poco altro...
L'osteria che
ci si chiede come faccia a sopravvivere in un posto così dimenticato dai
cristiani... una chiesa sempre chiusa, un piccolissimo cimitero che resiste
agli attacchi del tempo in fondo al sentiero dietro alla chiesa, nonostante
siano molti anni che nessuno viene più sepolto lì.
Dalla
finestra della cucina dell'appartamento si apre una vista meravigliosa sui
monti circostanti. È primavera inoltrata e si vedono i primi verdi alternati a
qualche albero in fiore qua e là in mezzo ai boschi.
Gli uccelli
intessono un canto meraviglioso e gioioso sin dai primi raggi del sole e tutto
sembra sprizzare nuova vita, così come è sempre in primavera.
In questi 3
giorni di permanenza, peraltro, è sempre stato bellissimo: il caldo sole di
aprile innonda il paese di pigra voglia di oziare al suo cospetto.
E i vecchi
del paese obbediscono volentieri, trascinando fuori casa la loro sedia e
sedendosi baciati dal sole, gli occhi socchiusi a godersi il tepore della
stagione che avanza.
Susanna
invece osserva parte di tutto ciò dal quadrato della finestra, in attesa che
Martina e compagnia si decidano a riprendere il racconto che avevano iniziato
nella sua mente ormai 3 settimane prima...
I vecchi che
dormono se li immagina. Così come si immagina le capre brucare la nuova erba e
le galline razzolare nei cortili delle case lì attorno.
Si immagina
un sacco di cose della piccola vita di Castel dell'Alpe, ma nulla invece del
suo nuovo libro.
Ma perché? Ma
perché improvvisamente questo blocco?
Una nuova
sensazione la assale: rabbia. Rabbia verso questa novità non richiesta. La sua
era una vita così perfetta, così ritagliata con precisione sulla sua timidezza
e sulla sua poca voglia di avere a che fare con il mondo... perché deve finire?
Si alza
all'improvviso dalla sedia, porta al lavandino la tisana e con un gesto quasi
violento, getta via il liquido colorato.
Vorrebbe
anche buttare la tazza, ma il suo buonsenso innato le fa notare che in casa ci
saranno si e no 3 tazze, se inizia a lanciarle in giro... la sua dipendenza da
the e tisane rischia di essere messa a dura prova.
A grandi
passi si allontana dalla cucina, afferra una giacca ed esce all'aperto.
È tarda
mattinata e la porta della casa è in pieno sole. Un tiepido raggio gentile le
scalda subito il viso. Susanna chiude gli occhi e scende quasi in trance i 3
scalini che la portano alla strada. Riaperti gli occhi si incammina senza meta.
Il suo cervello è stranamente vuoto. Lei che pensa sempre a qualcosa... ad una
nuova storia, al libro che sta leggendo, a cosa mettersi domani, a cosa
cucinare per cena... un cervello che non pensa sembra quasi inutile...
eppure... eppure mentre un passo si sussegue all'altro... la mente di Susanna
si libera e rimane silenziosa.
Ma non è un
vero vuoto, quello che ha preso casa dentro di lei. È piuttosto uno stare in
ascolto. I cinguettii degli uccelli, i sassi sotto i piedi, i dialoghi distanti
di due persone, un cane che abbaia, il vento tra gli alberi...
Non esiste
vuoto, ecco, questo per Susanna è già più accettabile. Non è assenza, ma
ascolto. È entrare in sintonia con ciò che la circonda.
Non è certo
qualcosa che le capita spesso, in effetti. Di solito lei è tutta proiettata
dentro sé stessa... l'esterno è un “di più” necessario ma non importante... più
che altro utile per pensare a come utilizzare le parole poi nei suoi libri...
I passi la
portano fuori dal caseggiato, in campagna, ai bordi di un campo, verso una macchia
di alberi che si sta inverdendo rapidamente con nuove foglioline brillanti che
catturano e rilanciano tutt'intorno i raggi del sole, rendendo la luce di uno
strano ed eccitante verde.
Susanna
inizia a respirare a pieni polmoni, come se non lo avesse mai fatto prima. Le
sembra di far entrare qualcosa di nuovo dentro sé.
Si ferma, di
nuovo chiude gli occhi, ma con il volto rivolto all'altro, verso le nuove
chiome degli alberi. E respira ancora. E ancora. E ancora.
Un ricordo fa
breccia dentro di sé. Una Susanna bambina, a casa dei nonni in estate, che
corre e si diverte tra i filari delle viti e dentro i frutteti a rubare i primi
frutti maturi.
Nei campi in
agosto dopo la raccolta dei cocomeri, insieme alle sue cugine a prendere i
cocomeri più piccoli, scartati perché non vendibili, a lanciarli a terra con
forza per spaccarli e poi l'intera faccia dentro per mangiarne il rosso interno
zuccherino. E le successive risate con i volti sporchi di succo rosso.
Si appoggia
con la schiena ad un albero e riapre gli occhi. Non ricordava queste cose da...
non le aveva forse mai ricordate.
La sua
infanzia è qualcosa di lontano, come fosse una storia non sua.
Quando è
accaduto che mi sono chiusa in me stessa e ho smesso di vedere attorno a me? Si
chiede...
Lo sguardo
perso davanti a lei, che vede tutto ma non nota niente, perché la sua mente ora
è impegnata a stupirsi di questa sua strana rivelazione... di questo suo
ricordare un passato dimenticato senza nemmeno una ragione.
E Martina, la
servetta di inizio novecento, si materializza davanti a lei. Si, stavolta non è
nella sua mente, ma di fronte a lei, come un essere vero, reale.
Una parte
della mente di Susanna è certa di essere decisamente prossima alla pazzia,
un'altra, quella che al momento ha le redini della situazione, accetta la cosa
come plausibile. Si, ovvio, è una allucinazione, ma... ora come ora ci sta...
sono così “stordita” dal caldo, dalla luce, dai ricordi improvvisi... prendiamo
anche una bella allucinazione e vediamo cosa succede.
“Sei tornata,
ti aspetto da giorni per poter scrivere le tue avventure... mi sei mancata”
“Ero lì, sono
sempre lì. Mi hai creata tu.”
“Già, ma
perché dover arrivare fin qua per ritrovarti?”
“Forse è ora
che oltre a me ed ai miei padroni, tu cominci a frequentare anche persone vere,
non credi? Pensi che 2 amiche dell'infanzia siano sufficienti? Non senti la
voglia di parlare con vere persone? Non ti stanchi di noi, che ti diamo
risposte che già sai?”
Susanna
guarda svanire nel niente Martina... costretta a far parlare i miei personaggi
per svegliarmi da un lungo sonno... ahhh... sono proprio messa bene.
Di nuovo
senza pensieri le gambe la riportano verso casa. Entra e viene avvolta dal
freddo dell'appartamento, in contrasto con il caldo del sole esterno.
Si avvicina
alla stufa presente in cucina e dà fuoco alla legna già preparata per questo.
Poi torna al
tavolo dove il computer è ancora aperto, anche se spento dalla lunga
inattività. Chiude il portatile e prende il telefono...
Si avvicina
alla finestra mentre compone un numero che non faceva da tantissimo tempo.
“Ciao Aurora,
come stai? Sono secoli che non ci sentiamo eh? Sai, proprio poco fa mi è venuto
in mente quando da piccole mangiavamo i cocomeri nei campi...”
E mentre
parla di cose lontane con una cugina che non sente da molti anni... in un
angolo della mente vede Martina sorridere... bene, domani il libro inizierà...
Il blocco è
finito. E un po' del ghiaccio del mio cuore è sciolto... bella sensazione.
- fine -
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